Il giorno 19 novembre, XXIII domenica del tempo ordinario, ricorrerà la Prima Giornata Mondiale dei Poveri. L’appuntamento è stato fortemente voluto da Papa Francesco, istituito ufficialmente al termine del Giubileo della Misericordia: tutte le Diocesi, Parrocchie, Associazioni, Movimenti e ciascun singolo fedele vengono sollecitati dal Santo Padre a rifarsi alla pedagogia degli ultimi.
I poveri non debbono essere unicamente identificati come problema da affrontare e “debellare”, quanto innanzitutto monito di uno stile. In tanti aspetti della vita, ed in particolare del Vangelo, ci sono maestri: hanno
“un cuore umile che sa accogliere la propria condizione di creatura limitata e peccatrice per superare la tentazione di onnipotenza, che illude di essere immortali. La povertà è un atteggiamento del cuore che impedisce di pensare al denaro, alla carriera, al lusso come obiettivo di vita e condizione per la felicità. […] La povertà, così intesa, è il metro che permette di valutare l’uso corretto dei beni materiali, e anche di vivere in modo non egoistico e possessivo i legami e gli affetti.” (Papa Francesco)
I cristiani oggi invece rischiano di essere contagiati dalla imperante mentalità mondana, dove il modello non è la povertà, ma anzi il suo contrario fatto di arricchimento, soprusi e cinismo: la fama, il possesso e lo status sociale come unici punti di riferimento per una realizzazione piena. Una mentalità che ha generato la disdicevole cultura dello scarto e dello spreco: persone confinate nelle periferie, invisibili e dimenticate. Ma i poveri ci sono, in numero sempre maggiore, ed un cuore attento e misericordioso li può scorgere in “mille volti segnati dal dolore, dall’emarginazione, dal sopruso, dalla violenza, dalle torture e dalla prigionia, dalla guerra, dalla privazione della libertà e della dignità, dall’ignoranza e dall’analfabetismo, dall’emergenza sanitaria e dalla mancanza di lavoro, dalle tratte e dalle schiavitù, dall’esilio e dalla miseria, dalla migrazione forzata.” (Papa Francesco) Il rischio è di ricordarsene solo quando è necessario mettere a posto la coscienza con qualche pratica di volontariato estemporanea da farsi occasionalmente.
La Giornata Mondiale dei Poveri arriva perciò con l’intento di richiamare i cristiani a non dimenticare come il Vangelo indichi chiaramente “la scelta preferenziale per i deboli”. Una scelta che si sostanzia ed incarna nel quotidiano, dove i poveri possono essere familiari, vicini, colleghi, amici o persone che si incontrano lungo le strade della vita. Lo spezzare il pane nell’Eucarestia non può essere disgiunto dalla concretezza fatta di uno stile di condivisione e fraternità, come insegnano le prime comunità cristiane dove “vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno” (At 2,45).
Al fine di tradurre questo stile in opere, affinché “non si ami solo a parole, ma con i fatti”, si suggerisce alle comunità e a ciascuno di adoperarsi per porre segni concreti di attenzione ai poveri – cercando di evitare la “strumentalizzazione” e rispettando la dignità di ciascuno – nella settimana che precede la Giornata Mondiale: si cerchi di realizzare tanti momenti di amicizia, solidarietà e aiuto concreto, non solo come gesti di carità, ma con lo sguardo di chi vede nel povero un “maestro che ci aiuta a vivere la fede in maniera più coerente”. Alcuni possibili spunti:
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- Invitare i poveri, insieme ai volontari delle attività caritative, a partecipare alla messa della XXIII domenica del tempo ordinario. In preparazione potrebbero essere condivise le letture e scritte insieme le preghiere dei fedeli.
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- Creare momenti di condivisione e convivialità valorizzando iniziative che già sono sul territorio o creandone di nuove: ad esempio pranzi in parrocchia o inviti a pranzo nelle famiglie.
- Cercare di passare un po’ di tempo con i poveri che ci sono più vicini: parenti, amici e abitanti del quartiere o del paese.