Il convegno diocesano tenutosi nella giornata del 3 novembre (di cui si può riascoltare la relazione del Vescovo Ovidio) ha segnato per le Caritas parrocchiali e la Caritas diocesana l’inizio di un percorso che, in parallelo al lavoro della Chiesa fidentina sulla lettera pastorale, proverà a realizzare un discernimento profondo rispetto all’azione caritativa nel nostro territorio.
Sollecitati dall’esegesi sul brano biblico di Esodo 17, 3-7 i convegnisti sono stati invitati a “SOSTARE”, da cui il titolo “Sostare per discernere”.
Il termine di primo acchito sembra far riferimento ad un tempo in cui ci si ferma e si rimane a lungo nella stessa posizione, facendo trasparire un’idea di staticità; nel convegno si è voluta invece sottolineare la dimensione di un sostare che ha senso in virtù di un cammino che è in atto: è tempo di pausa tra una tappa e l’altra, momento rigenerante e di ristoro dove osservare e valutare il tragitto fatto in vista di una ripartenza.
L’andare ed il sostare sono due aspetti indissolubilmente legati: il cammino senza sosta rischia di lasciare “esausti e disorientati”; la sosta senza il cammino rischia di rendere “apatici e stanziali”.
Il sostare è anche un atteggiamento che porta a “saper stare” (so-stare) nell’ascolto, nella contemplazione e nella riflessione: è quanto mai impellente, per le Caritas locali, prendersi un tempo di discernimento, al fine di riportare un equilibrio tra l’azione “sul campo”, che continua ad assorbire la maggior parte delle energie, e l’azione pedagogica.
Nell’arco della mattinata è stato possibile confrontarsi rispetto al mandato Caritas e soprattutto rispetto alla Sacra Scrittura: le sollecitazioni hanno generato preziosi contenuti nello scambio all’interno dei gruppi di lavoro, dove è stato possibile condividere le domande urgenti che interrogano volontari ed operatori rispetto al proprio agire. Di seguito vengono elencate le tre aree sotto il quale sono state sintetizzate le numerose istanze che nei prossimi due anni guideranno il cammino di discernimento.
Saper ascoltare e riconoscere: l’ascolto prende diverse sfaccettature, a partire da quello della Parola, passando attraverso quello di sé per finire con l’ascolto dei poveri. A tratti emerge l’inquietudine e la paura nell’ascoltare sé stessi, la difficoltà nel prendere decisioni forti anche dopo un discernimento profondo; in altri casi emerge la solitudine e al contempo una tendenza all’individualismo (prego tanto, ma perché non riesco ad ascoltare il Signore?). E’ difficile riconoscere la presenza del Signore nei poveri, che spesso si presentano con atteggiamenti ostili. Si vive la fatica del capire bene l’identità Caritas, la fatica nel riconoscersi all’interno di un contesto ecclesiale (Come evitare l’autoreferenzialità ed essere segno visibile e coinvolgente nella comunità?), e al contempo la difficoltà ad essere riconosciuti dalla nostra stessa Chiesa (I poveri stanno a cuore alla chiesa si o no?).
Andare incontro ai giovani e alle comunità: tema particolarmente caro, che mette al centro il rapporto tra le Caritas e le parrocchie di appartenenza (Come evitare l’autoreferenzialità ed essere segno visibile e coinvolgente nella comunità?). Un affondo è stato dedicato al contatto con i giovani, che nelle Caritas è esperienza sporadica e complicata (Cosa fa la Caritas per approcciare i giovani che hanno la volontà di aiutare e magari non sanno da dove partire? E per quelli che non conoscono nemmeno la realtà Caritas?).
I servizi caritas e il rapporto con il territorio-mondo: il momento storico difficile nel quale ci troviamo ad essere, rende l’azione di carità ancor più complicata. L’egoismo e la rabbia delle persone sembrano incontrastabili (Come contrastare l’astio nei confronti del prossimo?). I servizi Caritas in questo contesto forse hanno bisogno di essere ripensati, in primo luogo il centro di ascolto; anche sul tema distribuzione alimentare si potrebbe lavorare affinché possa tornare ad essere un mezzo attraverso il quale incontrare le famiglie in modo più approfondito. Necessità di migliorare, per quanto possibile, le professionalità dei volontari, magari semplicemente trovando momenti di confronto tra Caritas diverse.