Immaginate un volto di ragazzina proveniente da un Paese molto difficile, immaginate questo volto circondato da un velo cui lei è affezionata e con il quale si protegge, immaginate una giovane donna rigida, immaginate un viaggio (il suo) affrontato da sola, immaginate la paura nei suoi occhi, immaginate il dolore dei suoi ricordi.
La prima volta che ho conosciuto Shamsa ho pensato: “chissa’ se si fidera’ mai di me”. La sua espressione era seria e diffidente, scrutava la situazione e mi osservava con i suoi enormi occhi neri.
Oggi, a due mesi dal nostro primo incontro, la sua presenza dona luce a chi le sta intorno. “Come stai Shamsetta”? Le chiedo alle nove di mattina mentre le apro la porta per iniziare la giornata insieme.
“Benissimo Dayla, grazie !!”
Poi sorride ed è una bomba. La sua bellezza inonda lo spazio, dimostra una forza che le invidi, da cui impari a credere ancora nella vita e nella rinascita. Ricominci a credere nel riscatto sociale e lotti per quel diritto naturale di ognuno di noi ad avere una seconda possibilita’ ed a realizzare se stessi. Shamsa e’ una donna a cui e’ stato negato tanto, Shamsa e’ una donna che porta con se il segno inconfondibile di una cultura discriminante. Tuttavia, Shamsa regala attimi di pace a me, che ho la fortuna e l’onore di lavorare con lei, e a tutti coloro che siano disposti a guardare dentro il suo velo, oltre le differenze ed a superare le proprie paure.
Fidenza accoglie!